Le difficoltà di attenzione nei bambini incidono sui comportamenti di inibizione e controllo e possono influenzare in maniera più o meno importante il rendimento scolastico; sono strettamente interconnesse al vissuto emotivo e hanno una ripercussione nella vita familiare.
ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è un disordine neuropsichico causato da alterazioni funzionali di aree specifiche del Sistema Nervoso Centrale. In particolare di quei circuiti cerebrali che sono alla base dei comportamenti di inibizione e autocontrollo.
I sintomi, che si manifestano nelle aree dell’attenzione/disattenzione e iperattività e/o impulsività sono i seguenti:
Sintomi di disattenzione:
- difficoltà a focalizzarsi sui dettagli;
- a mantenere la concentrazione per un tempo prolungato;
- ad ascoltare istruzioni verbali;
- difficoltà di organizzazione;
- facile distraibilitá dagli stimoli esterni;
Sintomi di iperattività e/o impulsività:
- difficoltà a restare seduto al proprio posto;
- verbalizzazioni eccessive;
- difficoltà nel controllare gli impulsi;
- risposte istintive;
- difficoltà nel posticipare una gratificazione o ad attendere il proprio turno.
Valutazione e intervento per l’ADHD
Osservazione e valutazione clinica:
Attraverso colloqui strutturati, questionari (per genitori e insegnanti) e test standardizzati per la diagnosi viene rilevato il profilo globale del bambino, sia cognitivo che emotivo. Ogni bambino è caratterizzato dal proprio profilo di funzionamento a cui viene associato un personale progetto di intervento sul quale poi bisogna operare.
ll progetto di intervento si articola su 3 punti:
- parent training genitoriale;
- sostegno emotivo attraverso un percorso di terapie psicologiche individuali o familiare;
- affiancamento con la figura di un tutor/educatore specializzato che supporti e indirizzi il bambino verso l’acquisizione delle strategie necessarie sia nelle autonomie che nell’organizzazione dei compiti scolastici a casa.
- strategie in classe che aiutino il bambino ad ottimizzare le sue capacità
- farmacologico
Come si fa diagnosi di ADHD?
Primo passo: Colloquio anamnestico: necessario al fine di prendere informazioni sullo sviluppo del bambino, sulla vita famigliare e sociale in diversi ambiti.
Secondo passo: Approfondimento in anamnesi sulla presenza dei tratti ADHD (attenzione, inibizione, impulsività, pianificazione) in
più di un setting (in famiglia ed almeno in un altro setting sociale).
Terzo passo: questionari: verrà dato un questionario da compilare ai genitori ed uno per la Scuola. Il questionario esplora in dettaglio la presenza di sintomi ADHD.
Spesso, le difficoltà attentive che vengono riportate si sovrappongono e interferiscono nel normale svolgimento di compiti di apprendimento, sia che siano relativi all’ambito della letto-scrittura, all’ambito ortografico e della comprensione o del calcolo. I sintomi ADHD spesso possono interferire anche nel comportamento in classe del bambino.
Quarto ed ultimo: Restituzione con i genitori: alla luce del colloquio e dei dati provenienti dalle osservazioni a casa e a scuola, verranno date indicazioni per la scuola e suggerimenti per l’intervento da effettuarsi in contesto ambulatoriale e/o domestico.
Abbiamo fatto alcune domande alla nostra dott.ssa Suzana Corciova, psichiatra per bambini e adolescenti
Come valutare un bambino ADHD?
La valutazione si fa attraverso un primo colloquio anamnestico, strutturato con i genitori e il bambino. Lo scopo è prendere informazioni sullo sviluppo del bambino, sulla vita famigliare e sociale. Come “vive” la vita scolastica? Come affronta le situazioni di gioco?
Consegna alla famiglia e alla scuola di questionari osservativi, relativi ad aspetti relazionali, emotivi, cognitivi. Consegna da parte della famiglia di eventuali precedenti valutazioni o relazioni da parte di specialisti e/o della scuola.
Quando chiedersi se il proprio figlio ha ADHD?
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è uno dei disturbi che più frequentemente si riscontra in età evolutiva, la cui sintomatologia prosegue anche in età adolescenziale e adulta.
La caratteristica fondamentale del disturbo è un persistente pattern di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento e lo sviluppo dei bambini sin dalla prima infanzia.
Come comportarsi con un bambino con deficit di attenzione?
La cosa più importante sarà quella di creare un ambiente che favorisca l’autoregolazione e la riflessività del bambino, dal momento che le sue difficoltà comportamentali consistono soprattutto nell’ impulsività, iperattività e deficit di attenzione, con conseguente scarso autocontrollo. Sarà quindi importante comunicare in maniera diretta e dando istruzioni una alla volta ed in modo chiaro.
A scuola ad esempio, aiuta farlo sedere nelle prime file per limitare le fonti di distrazione ed essere più controllato.