Prima di parlare di intolleranze alimentari è utile fare un po’ di chiarezza sulla classificazione delle reazioni avverse agli alimenti. Secondo la classificazione adottata dalla European Academy of Allergology and Clinical Immunology, le reazioni avverse agli alimenti possono essere non tossiche (legate alla sensibilità individuale come allergie e intolleranze) oppure tossiche (non legate ad una particolare suscettibilità individuale come intossicazioni dovute a veleni, batteri, sostanze chimiche tossiche).
Le reazioni non tossiche vengono distinte in intolleranze (se sono legate a meccanismi enzimatici o farmacologici) e allergie (caratterizzate dal coinvolgimento del sistema immunitario).
Le intolleranze alimentari enzimatiche sono determinate dall’incapacità di metabolizzare alcune componenti dei prodotti alimentari. La più comune è quella al lattosio.
In assenza dell’enzima lattasi, il lattosio non viene metabolizzato e raggiunge il colon dove subisce un processo di fermentazione da parte della flora batterica e richiama acqua nel lume intestinale provocando meteorismo, flautolenza, crampi addominali e diarrea.
La gestione dell’intolleranza al lattosio è prettamente dietetica ed ha come primo obiettivo quello di stabilire la propria tolleranza individuale; tranne che nei casi più gravi, infatti, per ogni soggetto esiste una dose di lattosio che può essere ingerita senza la comparsa di sintomi.
Di solito è consigliabile evitare di assumere all’inizio della dieta anche piccoli quantitativi di lattosio per verificare la scomparsa dei sintomi. Una volta stabilito che effettivamente tutti i disturbi presenti sono scomparsi, ogni individuo può provare ad assumere dosi sempre crescenti di lattosio per verificare il limite della propria tolleranza. Bisogna tener conto anche delle fonti “nascoste” di lattosio in quanto tale sostanza è usata frequentemente come additivo soprattutto nel prosciutto cotto, nelle salsicce e negli insaccati in genere. Anche molti cibi precotti e alcuni tipi di pane in cassetta possono contenere lattosio.
Per mantenere un adeguato apporto di calcio chi non digerisce il latte può provare il latte senza lattosio (ovvero un latte in cui il lattosio è già “diviso”), lo yogurt, che di solito non causa disturbi grazie alla presenza di lattasi batteriche (è raccomandabile provare tipi diversi di yogurt poiché il metodo di preparazione può influenzare la digeribilità) e i formaggi a pasta dura (in cui la stagionatura contribuisce a ridurre il tenore di lattosio).
Le intolleranze possono manifestarsi anche per la presenza in alcuni cibi di sostanze ad attività farmacologica.
Le intolleranze farmacologiche si manifestano in individui con reattività abnorme ad alcune sostanze quali istamina, tiramina, metilxantine. I possibili disturbi sono nausea, vomito, cefalea, orticaria, sbalzi pressori, palpitazioni cardiache, vampate di calore.
L’istamina si trova particolarmente concentrata nei pesci della famiglia degli sgombri (sgombro, tonno, palamita) e nei cibi fermentati (birra, vini rossi, estratti di lievito, formaggi stagionati, crauti). Anche la tiramina è presente negli alimenti fermentati mentre le metilxantine si trovano prevalentemente nelle bevande nervine ( caffeina e teofillina) e nel cioccolato (teobromina).
Inoltre si conoscono altre intolleranze, ad esempio agli additivi, i cui meccanismi patogenetici sono ancora poco chiari.
E’ possibile prevenire le intolleranze nei bambini?
Innanzitutto è necessario precisare che in pediatria si fa spesso confusione nell’indicare con il termine intolleranza quella che invece è un’allergia. Detto questo, in realtà possiamo fare ben poco per prevenire l’allergia alimentare. Le malattie allergiche sono malattie a carattere genetico, legate a vari fattori ereditari e ambientali. La loro comparsa è indipendente da quello che può mangiare la mamma durante la gravidanza o mentre allatta. L’esclusione dalla sua dieta di alimenti importanti come latte, uovo e grano non previene la comparsa di allergie!
E’ vero però che, ad esempio, bambini prima allergici al latte possono acquisire allergie anche agli inalanti (polline). Per questo motivo è utile adottare, in particolare nei bambini allergici al latte, misure precauzionali per tentare la prevenzione delle allergie agli inalanti. Misure preventive efficaci si sono dimostrate il prolungamento dell’allattamento al seno (suggerendo alla madre di non assumere alcuni alimenti come le arachidi e la frutta secca), il dilazionare nel tempo il divezzamento e farlo introducendo i cibi uno per volta, partendo dai meno allergizzanti.
(A cura della nutrizionista Sara Scotto Di Luzio)